Il settore finanziario per molti italiani è un grande mistero: esistono regole, deroghe ed esenzioni di cui spesso si ignora l’esistenza. Tentare di documentarsi in merito non è sempre facile: la lingua della burocrazia è infatti per molti astrusa, quasi criptica per la maggior parte dei nostri connazionali. Intanto l’IMU, la TARI e la TASI incombono: come fare per essere sicuri di versare un congruo contributo (niente di più, niente di meno)? Come essere certi di non rientrare in una delle fortunate categorie aventi diritto ad esenzioni e sgravi?

Pensionati non residenti in Italia: sgravi ed esenzioni

Iniziamo specificando che sgravi ed esenzioni non sono rivolti a tutti gli italiani residenti all’estero. Tali benefici sono riservati infatti soltanto ai pensionati in possesso, per giunta, di determinate caratteristiche. Per quanto riguarda l’IMU quindi si può affermare che l’esenzione totale spetti in linea di massima a chi:

  • risieda all’estero ormai stabilmente
  • possieda un’abitazione o sia intestatario di un contratto di usufrutto (ovviamente in entrambi i casi si fa riferimento ad una proprietà sita in Italia ed identificabile come prima casa)
  • sia iscritto all’AIRE
  • goda di pensione erogata dallo Stato in cui risiede

Tali benefici decadono nel caso in cui il soggetto in questione, pur avendo i suddetti requisiti, ceda in affitto o in comodato d’uso la sua proprietà.

Diverso è il discorso relativo a TARI e TASI. In nessun caso il pensionato residente all’estero godrà di esenzione totale dal tributo. In compenso però la legge prevede che entrambe le tasse vengano calcolate applicando una detrazione pari ai 2/3 dell’intero importo, il che comunque è pur sempre un grosso vantaggio.

IMU e TASI: tutte le categorie aventi diritto ad esenzione

Per fortuna i pensionati residenti all’estero non sono gli unici a godere di agevolazioni fiscali. Per quanto riguarda l’IMU e la TASI, ad esempio, l’esenzione totale viene applicata per:

  • la prima casa. La stessa però non deve far parte delle strutture catastabili come immobili di lusso (categorie A8, A9 ed A10). Il proprietario dovrà anche poter dimostrare di vivere abitualmente nella casa in oggetto ed avere lì la propria residenza anagrafica
  • edifici adibiti a luoghi di residenza per membri di cooperative edilizie a proprietà indivisa
  • strutture sociali quali ad esempio le case popolari
  • case coniugali che, a seguito di cause per separazioni o divorzi, vengono dai magistrati assegnate ad un unico membro della coppia
  • caserme ed uffici comunali
  • immobili intestati o in usufrutto a persone anziane o affette da gravi disabilità e per questo costrette a vivere in ospizi o strutture sanitarie. Tale categoria rientra tra quelle beneficiarie di esenzione nel caso in cui l’immobile non venga dato in locazione a terze persone e se il Comune in cui sorge l’abitazione avalla la richiesta dell’interessato di considerare la proprietà alla stessa stregua di una prima casa
  • immobili dello Stato inclusi nei cosiddetti “Comuni parzialmente delimitati” o nelle isole a cui fa riferimento la legge 448/2001 (allegato A)
  • terreni agricoli i cui proprietari sono presenti nei registri della previdenza agricola
  • terreni a destinazione agrosilvo pastorale impossibili da dividere tra i membri di una comunità e come tali non tassabili

IMU e TASI: chi ha diritto agli sgravi fiscali?

Chi purtroppo non rientra nelle suddette categorie, può sempre ambire almeno alle riduzioni fiscali. Tali sgravi vengono applicati in diverse situazioni. In particolare:

  • intestatari di un contratto di comodato d’uso gratuito riguardante un immobile considerato come seconda casa ed affidato ad un parente di primo grado (ossia padre, madre o figli). In questo caso dal conteggio IMU verrà decurtata una quota-parte pari al 50%. Per beneficiare di tale sgravio è necessario che la situazione abitativa dell’immobile venga regolarizzata e comunicata agli enti di competenza entro e non oltre i 20 giorni dalla data di inizio della locazione. Il comodatario dovrà risiedere in tale immobile e farne la sua abitazione principale. La struttura inoltre non deve rientrare nelle categorie degli immobili di lusso. Il proprietario dell’appartamento infine non può, pena l’annullamento del beneficio, possedere ulteriori immobili e deve risiedere nello stesso Comune in cui sorge l’abitazione ceduta al parente di primo grado
  • immobili in affitto con contratto a canone concordato: In questo caso la riduzione d’imposta sarà pari al 25% sul totale

TARI, cosa c’è da sapere?

Sgravi ed esenzioni riguardano, per fortuna, anche il pagamento della TARI. La situazione in questo caso però è un po’ più vaga dato che ogni Comune ha diritto di fissare in proposito leggi proprie. In linea di massima godono di esenzione le zone accessorie di immobili tassabili, le aree pubbliche dei condomini e, almeno in alcuni casi, gli immobili abitati da disabili o minorenni.

Le riduzioni invece possono essere applicate ai produttori in regola di rifiuti speciali, ai cittadini in grado di fornire agli enti preposti delle piccole parti di compost (10%), ai residenti in paesi in cui il Comune non effettua o svolge irregolarmente il ritiro dei rifiuti (80%), nel caso in cui i cassonetti siano parecchio lontani da casa (40%).

A discrezione dei Comuni è possibile poi beneficiare di sconti sulla TARI per le abitazioni popolate da un unico individuo, di proprietà di associazioni Onlus o gruppi di culto, affidate a famiglie povere o non residenti nell’appartamento per almeno 6 mesi l’anno.